Le epilessie dell’infanzia e dell’adolescenza

di Giuseppe Capovilla
Centro Regionale di Epilettologia – Ospedale C. Poma, Mantova

Premessa

Si parla di epilessia in presenza di due o più episodi di natura convulsiva che si ripetono nel tempo. Presupposto della diagnosi di epilessia, ancor prima dell’inquadramento nosografico, è il riconoscimento della natura epilettica di un evento, compito non sempre facile in considerazione della varietà e della frequenza (superiore a quella dell’epilessia) delle cosiddette manifestazioni parossistiche non epilettiche. Ciò è particolarmente vero in età evolutiva. Di fronte ad un episodio parossistico quindi, il medico si trova di fronte a due quesiti. Il primo è: “si tratta di una crisi epilettica?”, in caso di risposta affermativa poi “di quale forma di epilessia si tratta?”

Per rispondere a tali quesiti il clinico ha a disposizione , oltre alla clinica, cioè alla raccolta anamnestica (che resta il cardine per la comprensione della epilessia), due tipologie differenti di esami. Quelli neurofisiologici, in particolare l’elettroencefalogramma (EEG), che ci danno delle informazioni su come funziona l’encefalo, e quelli neuroradiologici (soprattutto la tomografia computerizzata, TC e la risonanza magnetica, RM), che ci dicono invece come il cervello è fatto.