Piero Gabrielli

Il mio primo incontro con Piero Gabrielli avvenne nel corso di una riunione a Palazzo Valentini, sede dell’amministrazione provinciale di Roma, nel 1987.

Lo conoscevo di nome, come organizzatore di “Mille bambini a via Margutta” e come persona interessata ai problemi dei pazienti con epilessia. Sapevo anche che il suo interesse era motivato da un evento medico che riguardava una persona a lui cara. Mi aveva invitato alla riunione, da lui curata, per esporre al pubblico e agli amministratori locali i quesiti diagnostici e terapeutici sull’epilessia. Ci siamo presentati poco prima della riunione, ho effettuato la mia comunicazione e mi sono seduto ad ascoltarlo.

Piero ha presentato la sua visione dell’epilessia, come questa era vissuta dall’interno, da chi ne era personalmente coinvolto. Pensavo di dover ascoltare un parente inquieto che ci rimproverava perché non eravamo in grado di guarire tutti i pazienti e mi preparavo a sostenere un contraddittorio. Nulla di tutto questo.

Piero esponeva le ragioni dei pazienti, ma stava anche dalla parte dei medici. Ossia, aveva perfettamente capito che l’impossibilità di curare alcuni casi derivava dalla mancanza di strumenti diagnostici e terapeutici adeguati, dalla scarsità delle conoscenze, dal ridotto numero di farmaci attivi nell’epilessia, in definitiva, dallo scarso investimento di risorse nella ricerca sull’epilessia. Piero non ci rimproverava, né accusava la medicina, ma ci diceva: “dovete studiare di più, e noi dobbiamo aiutarvi a studiare”.

È stata resa possibile, quel pomeriggio, la realizzazione della FOREP, un’idea che da tempo avevo in mente, ma che solo ascoltando Piero ho capito poteva essere tradotta in una realtà. Da allora vi è stato, fino alla sua morte, un lungo colloquio: raramente su problemi personali, quasi sempre sui temi generali dell’assistenza ai pazienti con epilessia. Abbiamo fondato assieme la FOREP, con lui e con un gruppo di neurologi interessati a questa malattia.

Piero era l’unico “non professionista”, ma era altrettanto motivato alla ricerca medica di noi neurologi. “L’epilessia non è il diavolo” diceva riferendosi a una famosa e infelice affermazione del Pontefice, “ma una malattia che si affronta con la ricerca”. Era proprietario di un ristorante molto noto e conosceva molte persone; ha messo a nostra disposizione le sue conoscenze e la sua influenza, oltreché il suo tempo, ci ha aiutato nella scelta dei collaboratori, e ci ha fornito la sede di via Margutta.

Ha partecipato a tutte le nostre riunioni, che spesso convocava nel suo ristorante. La FOREP gli deve molto. Ma tutti noi gli dobbiamo un grande insegnamento: non vivere in maniera egoistica i propri problemi, mai divenire “nemici del mondo” se qualcosa va storto.

Piero ha trasformato le sue afflizioni in un messaggio di speranza. Ha fondato “Mille bambini a Via Margutta” per portare sulle pagine dei giornali i problemi dei bambini con disabilità, e ha partecipato alla FOREP per lo stesso motivo, affinché gli enti preposti al finanziamento della ricerca, ma anche i mezzi di comunicazione e il pubblico, si ricordassero dell’epilessia.

Era un personaggio di grandissima carica ed elevata tensione morale. Non era sempre facile, talora era burbero o scontroso, come si addice alle grandi personalità. Non cercava inutilmente pubblicità, avrebbe voluto non doversi occupare di medicina, ma vivere una vita familiare serena, lavorare e costruire nel suo ristorante, una tradizione di famiglia. Forse diventare - come è stato - un promotore delle arti. Il problema medico era però giunto, e Piero lo ha affrontato per se stesso e per tutti gli altri, trasformando un dramma personale in una questione generale: come trovare nuove cure per l’epilessia.

È divenuto un testimone dell’epilessia. Per noi è stato un punto di riferimento e un pungolo. Rimarrà nel nostro ricordo come un modello di vita, per questo il libro si apre e si chiude con il suo nome.

Mario Manfredi

 

 

Terza linea della Rugby Roma e della Nazionale degli anni '50, lo chiamavano "San Bernardo" perché arrivava sempre in soccorso degli amici. Nel gioco come nella vita. Piero Gabrielli, infatti, oltre che bravo rugbista e ottimo ristoratore, è stato il cuore, il braccio e la mente dei "Mille bambini a Via Margutta", associazione che si è battuta - in anni in cui la sola parola era eresia - per "l'integrazione". Piero usava proprio l'esempio del rugby per spiegare come, nel gioco e nella vita, insieme si cresce meglio: tutti - grandi o piccoli, veloci o lenti - se aiutati dal gruppo, sono in grado di trovare dentro di sé e tirare fuori capacità residue ed insospettabili. A lui è dedicato il torneo organizzato ogni anno dall'Unione Rugby.

      Tratto da:  EPILESSIA - notizie per decifrare l'universo delle crisi
     di Mario Manfredi, Anna Teresa Giallonardo e Filomena Fittipaldi
     Per gentile concessione di Il Pensiero Scientifico Editore, Roma

      Potete ordinare il libro, al prezzo di € 15,00, effettuando un versamento sul conto corrente postale n. 65750002 intestato a: Forep – casella postale 7155 – Ag. Roma Nomentano 00100 indicando nella causale del versamento “acquisto libro”